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La grande occasione è seppellita sotto errori banali, il sogno degli azzurri di allungare la serie positiva nel Sei Nazioni sbatte contro la dura realtà di Murrayfield, seppellito dalla tensione dell’avvio e dagli svarioni del finale. Vince (31-19, 5 mete a 1) la Scozia una partita che va a ondate, terribile nei primi 10′, molto azzurra nella sua parte centrale, di nuovo in mano agli highlanders nel quarto definitivo.

L’inizio è un incubo, la tempesta annunciata da Quesada si abbatte su un’Italia che esce dagli spogliatoi in piena crisi di identità, c’è solo Scozia in campo, poco o niente dall’altra parte. Gli azzurri subiscono, non avanzano in difesa, sbagliano placcaggi e perdono 3 possessi di fila nel breakdown. In queste condizioni la logica conseguenza sono le mete di Rory Darge, seguita a un passo dal primo squillo di giornata di Huw Jones che chiude in tuffo una volata dritto per dritto lungo la touche di quella furia che è Van der Merwe.

Un quarto d’ora e l’Italia prova a capire dove sia finita, pian piano i placcaggi diventano più efficaci, la linea difensiva inizia ad avanzare, d’altronde pure lo scorso anno all’Olimpico si era partiti sul 14-0 e poi sappiamo tutti come andò a finire. Menoncello suona la carica in attacco, Garbisi è l’apertura che placca meglio al mondo e a quest’attitudine unica aggiunge un pomeriggio di ottime scelte tattiche con il piede. L’Italia si riprende, apre gli ombrelli ed evita la grandinata, guadagna per un Tommy Allan impeccabile dalla piazzola (5 su 5, 14 punti) due penalties che interrompono l’emorragia, spengono gli entusiasmi di Murrayfield, regalano entusiasmo.

Uno dei calci di punizione messi a segno da Tommaso Allan (Foto Federugby/Federugby via Getty Images)

La meta di Ben White alla mezzora, arrivata al termine di un drive da touche cui non si riesce a mettere argine, potrebbe mettere una pietra tombale sul pomeriggio azzurro. E invece c’è ancora il tempo per regalare ad Allan un piazzato (mischia chiusa dominante) che tiene l’Italia in linea di galleggiamento e la manda al riposo aggrappata alla partita (19-9).

Un attacco di Tommy Menoncello palla in mano (Foto Federugby/Federugby via Getty Images)

Si ricomincia e Murrayfield piomba nel silenzio, Menoncello forza un turn over, Allan trasforma da 48 metri, prima che Nacho Brex si infili sulla linea di passaggio tra uno svogliato Russell e un elettrico Huw Jones (uomo del match): intercetto, difesa saltata per aria, sgroppata solitaria per metà campo, meta sotto ai pali e pareggio (19-19). L’incubo che la Scozia si porta dietro dall’Olimpico adesso è un fantasma che si materializza a Edimburgo, ma l’Italia questa volta non ha la qualità per infierire, torna a subire di nuovo l’aggressività degli avanti di casa e paga in modo colpevole l’incapacità di difendere al largo. I tre quarti scozzesi sono di livello superiore, due placcaggi falliti e in 5 minuti Huw Jones fa tripletta personale, concretizzando per due volte due azioni da prima fase. Inammissibile a questo livello, come preoccupante è l’incapacità azzurra di contrastare per tutta la partita lo strapotere di Kinghorn nella battaglia aerea. Se li costringi a ridarti il pallone con il piede e ogni volta se lo riprendono con tranquillità, è difficile invertire la rotta. Finisce con la Cuttitta Cup che torna a Edimburgo dopo una breve sosta a Roma.

Nella foto Huw Jones autore di una tripletta (foto Sru)

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