PIACENZA – La ruggine se n’è andata nel giro di una ventina di minuti, poi le Azzurre – che non giocavano una partita da aprile, ultimo turno del Sei Nazioni, ed erano opposte a un Giappone che aveva disputato due test match di recente – hanno preso possesso della palla e del campo, cominciando a giocare con lucidità e determinazione. Da quel momento in poi l’esito dell’incontro non è più sembrato ragionevolmente in dubbio. Il finale dice 24-8 (e quattro mete a una) per l’Italia, cui un altro paio di segnature è stato negato dalla prova tv.
Un bel pubblico al Beltrametti e una bella squadra, che anche con un ricambio considerevole a partita in corso ha dimostrato cose buone e incoraggianti in vista del WXV, torneo che parte in Sudafrica a fine mese e vedrà le ragazze del ct Raineri opposte alle scozzesi (28 settembre), alle gallesi (4 ottobre) e alle padrone di casa (12 ottobre).
Difficile liquidare il Giappone come una squadra non all’altezza, non fosse altro perché le ragazze in biancorosso avevano ottenuto un pareggio e una vittoria nei match giocati in trasferta contro le Azzurre. E l’inizio del confronto di questo pomeriggio poteva far pensare a un’altra serie di scogli scivolosi. Le nostre partivano con tanti errori nel controllo della palla e con una insistenza poco spiegabile nel cercare percussioni poco efficaci. La squadra del Sol Levante dimostrava più consistenza e razionalità, facendo meglio le cose semplici. Arrivati a metà del primo tempo, lo 0-3 con cui le ospiti conducevano sembrava perfino poco “generoso” nei loro confronti, ma da quel momento l’Italia si scuoteva.
Di colpo aumentavano attenzione e fisicità, si giocava in attacco con idee concrete, il che portava alla prima meta. Minuto 30: punizione, mischia in avanzamento, azione insistita fino al varco trovato da Aura Muzzo, poi votata woman of the match. Trasformazione di Rigoni, che non si ripeteva poco dopo, ma intanto giungeva la seconda marcatura pesante, ancora originata da una mischia chiusa con successiva supremazia negli impatti e spunto di lusso di Vittoria Ostuni Minuzzi lungo l’out destro.
La n. 15 non si faceva pregare, a inizio secondo tempo, per fare doppietta, punendo un pasticcio delle giapponesi: palla trasmessa male, calcio a seguire su cui Vittoria arrivava prima di tutte.
All’ora di gioco ecco la meta più bella: azione alla mano partita dalla propria metà campo, scambio Muzzo-Mannini, quest’ultima nobilitava l’esordio cambiando verso all’azione e servendo all’interno proprio Muzzo, che (non sorprendentemente) aveva le gambe per uno sprint vincente da 50 metri.
Un attacco di Beatrice Rigoni (Foto Federugby/Federugby via Getty Images)
Restava il tempo per cambiare giocatrici e, fra le trequarti, anche posizioni in campo, e per vedere l’unica meta delle ospiti, frutto di due disattenzioni azzurre, che concedevano una rimessa in attacco a causa di un “50-22” e poi non si opponevano a dovere alla sventagliata da destra a sinistra che mandava a segno Matsumura. Poco male, in fondo.
A fine partita è stata per prima la capitana Iroha Nagata a fare i complimenti alle Azzurre, soprattutto per una qualità non comune (a suo dire) nei punti d’incontro. La sua pari grado Elisa Giordano incassa volentieri, sottolineando che sulla rapidità in questo aspetto del gioco lei e le sue compagne hanno lavorato molto. È soddisfatta, la skipper italiana, anche per la prestazione complessiva della terza linea: “Direi che siamo andate bene, nel placcaggio, nell’avanzamento, nella presenza costante nelle azioni”. Un reparto ok, a dispetto di una serie di assenze non indifferente, tanto da pensare che i rientri più o meno vicini delle varie Arrighetti, Franco, Ranuccini, Locatelli, Cavina dovrebbero portare ulteriori progressi.
D’altronde la concorrenza non può che far piacere al ct Nanni Raineri: “In effetti – dice lui – il gruppo c’è e cresce. Anche ragazze che oggi, magari per qualche acciacco, hanno avuto un minutaggio ridotto avranno più possibilità in Sudafrica. Tra partite, raduni e allenamenti la competizione è importante perché serve ad alzare il livello”.
Italia-Giappone 24-8 (primo tempo 12-3).
Per l’Italia: 4 mete (Muzzo 2, al 30’ e al 60’; Ostuni Minuzzi 2, al 37’ e al 44’), 2 trasformazioni (Rigoni, al 31’ e al 45’). Per il Giappone: 1 meta (Matsumura, al 64’), 1 calcio piazzato (Otsuka, al 16’). Calci fermi: Rigoni 2 su 3, Capomaggi 0 su 1; Otsuka 1 su 2.
Nella foto di apertura una delle due mete di Vittoria Ostuni Minuzzi (Foto Federugby/Federugby via Getty Images)